Madri e figli: entrare in contatto attraverso la pelle
“Un interrutore che accende le emozioni positive prosociali è certamente l’abbraccio, il contatto fisico. Trenta secondi fra le braccia di qualcuno, e il nostro cervello produce ossitocina […] e contemporaneamente si abbassano il battito cardiaco e la pressione sanguigna. L’ossitocina, conosciuta anche come “l’ormone della relazione”, ha delle funzioni davvero straordinarie […] sembra anche essere collegata ai sentimenti di fiducia tra gli esseri umani; inoltre pare capace di ridimensionare i comportamenti di paura e di ansia e ridurre lo stress: limitando l’ansia sociale, infatti, permette la costruzione di relazioni migliori. […]. Tali abbracci dicono che “Io e io” diventa “Noi”.¹
La scienza sa raccontarci, nel suo modo affascinante, quello che intuitivamente sappiamo da sempre: il contatto umano ci piace. E il primo di cui abbiamo bisogno è proprio quello con la persona che ci ha portato in grembo per ben nove mesi. Difficilmente possiamo immaginare un gesto più carico di significato ed emozione dell’abbraccio tra un bambino e la propria mamma. E’ amore che pervade ogni luogo del corpo e dell’anima, è dove risiede la forza creatrice della vita.
E’ probabilmente questo il sentimento che ha mosso Chiara Bassi, fotografa freelance udinese, nel realizzare la sua mostra fotografica MOTHERS, una raccolta d donne, madri con i propri figli, il cui filo conduttore è il “contatto di pelle”. Sono immagini semplici e profonde, che raccontano con nuda verità la maternità, fatta di estrema ambivalenza di sentimenti.
Lasciamo sia Chiara stessa a raccontare:
Chiara la tua mostra fotografica Mothers mette in luce l’essere donna nel ruolo di madre. Qual’è secondo te la relazione tra questi due aspetti della femminilità?
Donna e madre sono due aspetti strettamente connessi ma non imprescindibili. Mothers racconta il rapporto intenso ed unico che lega una madre ai propri figli, ma prima di tutto sono ritratti di donne. Donne forti e fragili al contempo nel loro quotidiano fatto di responsabilità , spesso di solitudine, di paure, come anche di gioie semplici e inaspettate.
Il filo conduttore della mostra è il contatto di pelle tra madre e bambino. Come mai hai scelto di porre l’attenzione proprio su questo aspetto?
Trovo che il contatto di pelle sia un legame osmotico, unico e fondamentale nell’attaccamento madre-bambino. Ho voluto usarlo come filo conduttore a significare il principio di questo rapporto, anche nel caso in cui non si tratti della madre biologica. In questi ritratti, accomunati anche dal bianco e nero e dalla stessa luce, emerge come fulcro la figura della donna, il suo sguardo, stretta nell’abbraccio con i suoi figli, pelle a pelle.
La relazione con un figlio scatena nella donna le emozioni più intense e meravigliose possibili, e contemporaneamente smuove le più profonde difficoltà. Da fotografa sei riuscita a cogliere entrambi questi aspetti attraverso gli occhi. Come potresti tradurli a parole?
Ho cercato di dare voce ai sentimenti di queste donne , diverse nel loro vissuto, ma accomunate dalla forza del legame che le unisce ai figli. Si tratta di donne comuni, protagoniste ognuna della propria vita. Mothers parla di felicità semplice, di preoccupazione per la malattia congenita del figlio, di maternità condivisa in una relazione omosessuale, del dolore per la morte del proprio bambino, della scelta di accogliere un figlio adottivo, di come ci si possa ritrovare nella crescita di un figlio dopo la perdita del proprio compagno, della conferma della propria femminilità grazie a questo legame. Sono gli sguardi di queste donne a parlare, loro che si sono messe a nudo raccontando la propria storia.
Dov’è possibile vedere le tue fotografie? Hai in mente altri progetti?
La mostra ha itinerato per un pò: nel 2017 ha inaugurato con il patrocinio del Comune di Udine e del CSS teatro stabile di innovazione fvg nel foyer del Teatro Palamostre a Udine, con 14 ritratti. L’anno successivo in occasione del mese rosa dedicato alla prevenzione è stata ospitata nella sede della fondazione di Auxilia Onlus a Cividale del Friuli, nel frattempo ho raccolto altre storie di donne. Ho avuto il privilegio di esporre a Carpacco in occasione della giornata in meria di Nadia Orlando, vittima di femminicidio. Quest’anno invece la mostra ha partecipato al progetto regionale “ La maternità: una palestra per nuove competenze”insieme a Auxila Fundation, Uil, Athena città della psicologia, Comune di Cividale del Friuli, Comune di Tolmezzo e Comune di Trieste. Mothers è una progetto ancora aperto, il mio sogno è quello di pubblicare un piccolo libro che raccoglierà queste storie.
https://www.facebook.com/mostrafotograficamothers
https://www.facebook.com/auxiliaitalia.lamaternita
Nel ringraziare Chiara Bassi per la sua condivisione, propongo alcuni titoli per accompagnare l’incanto del contatto con i vostri bambini attraverso un momento di condivisione tra le pagine dei libri.
Come sarà mai un bacio da elefante? E uno da formica? E il bacio naso-naso? In questo cartonato genitori e figli possono giocare a sbaciucciarsi teneramente sfogliando una a una le pagine del libro, o scegliendone una a caso: quale capiterà? Nella struttura questo libro è sicuramente adatto ai bambini piccolissimi, ma nell’intenzione non vedo un’età massima che ne limiti l’uso: baci, contatto e amore non smettono mai di essere un bisogno intrinseco alla nostra natura.
Una cosa simile viene proposta anche ne La scatola dei baci della Buonanotte, edita da La Margherita, dove le schede cartonate, pescate a caso, propongono diversi modi di coccolarsi. Unico limite: il vostro bambino non vi lascerà andare a nanna finché non le avrete usate tutte tuttissime!
“La pelle disegna il nostro confine, ma è anche il punto di contatto tra noi e il mondo”. Così recita la quarta di copertina di questo libretto cartonato, capace di coniugare perfettamente poesia, fotografia e grafica (trovate un articolo di Francesca Pamina Ros sugli albi fotografici qui). Il gioco proposto è quello di massaggiare il corpo del bambino, dedicando la giusta attenzione a ogni singola parte: le dita dei piedi da manipolare, le gambe da muovere, l’ombelico da solleticare, le orecchie in cui sussurrare. Ogni pagina un concerto di rime e contatto per l’accordo armonioso della relazione mamma-figlio.
“La stimolazione sensoria aiuta il cervello umano a svilupparsi: vogliamo che a essere amata sia la nostra persona, non un’astrazione incorporea”².
Poche notizie avrebbero potuto rendermi più felice come la comunicazione di ristampa di questo piccolo adorabile capolavoro edito da Nord-Sud Edizioni. Mamma cannibale è la summa più puntuale possibile di cosa sia la maternità nella sua ambivalenza di emozioni chiaroscure: bambino mio, io ti adoro E a tratti ti vorrei chiudere nel forno; ti amo E ci sono dei momenti in cui vorrei sbranarti! Metto la congiunzione E perché questi due aspetti apparentemente contrastanti dell’essere madre in realtà sono parte integrante del processo di costruzione della relazione col proprio bambino. Nessun senso di colpa in tal senso: per una madre amare i propri figli significa anche saper fare loro spazio dentro al proprio corpo, al proprio tempo, alla propria persona, e questo è un processo che non necessariamente avviene in modo automatico.
Letizia Cella descrive tutto questo sottoforma di filastrocche ironiche ed esilaranti, in cui la mamma può sfogare quell’stinto killer che a volte la sfiora, nel modo più intelligente e funzionale possibile: ridendo, scherzando, giocando, toccando e amando incondizionatamente il proprio bambino.
“C’era una volta un bambino nato molto lontano. E poi ce n’era un altro, nato molto vicino. Ed entrambi si sa, come tutti i bambini, hanno dieci dita alle mani e dieci dita ai piedini.” Quando si tratta di trasmettere sicurezza al bambino questo albo illustrato è probabilmente la scelta più azzeccata che possiate fare. E’ in rima, è ripetitivo, parla di amore e uguaglianza e vi permette di entrare in contatto fisicamente con il corpo dei piccoli. Cosa chiedere di più?
Ma se è vero che tutti i bambini del mondo, da qualsiasi luogo provengano, sono umanamente identici uno all’altro, c’è una cosa che rende unico e speciale proprio il piccolo al quale leggerete questo libro: “E il giorno dopo ancora ne è nato uno tondo. Un bimbo tutto mio, il più bello del mondo. E anche lui si sa, come tutti i bambini, Ha dieci dita alle mani e dieci dita ai piedini… e sulla punta del naso tre piccoli bacini.”
Quanto amo questo libro! E sapete perché? Perché mentre ripenso alle volte in cui l’ho letto ai miei bambini, nelle orecchie sento risuonare le loro risate divertite. Cosa c’è di più bello al mondo del suono di un bambino che ride?
Si tratta della storia di un papà che, vedendo il proprio piccolo nervoso e annoiato per una giornata di pioggia, decide di prenderlo in braccio e farne una pizza. Sì, fisicamente! Dunque lo stende, lo tira di qua e di là, lo manipola, gli spruzza addosso un po’ di acqua, lo infarina, lo condisce e lo inforna. Geniale! Ovviamente il lettore che racconta non può esimersi dal fare altrettanto con il proprio piccolo, che si ritroverà manipolato in modo giocoso dalle mani di mamma o papà. E per manipolato intendo non solo fisicamente, poiché quando un essere umano entra in uno stato emotivo spiacevole come stava succedendo a Pietro, cambiare la fisiologia del corpo significa automaticamente portare anche le emozioni in un’altra direzione. Non ci credete? Provate a sentirvi tristi, stressati o arrabbiati mentre qualcuno vi fa divertire e vi fa il solletico: se ci riuscite mandatemi una mail.
¹ Daniela Lucangeli, Cinque lezioni leggére sull’emozione di apprendere, Erickson
² Nathaniel Brande, I sei pilastri dell’autostima, Tea