Mi è davvero difficile risalire alle emozioni che questo silent book ha evocato in me. E ciò mi piace.
Alcuni libri sono esperienze da cui si esce spaesati, come dalle montagne russe: molte domande, poche risposte, una momentanea perdita di riferimenti e certezze. E’ un’esperienza necessaria, urgente.
Osservate queste due immagini:
Le tavole sono tratte da UNDICESIMO COMANDAMENTO, l’ultimo lavoro di Davide Calì – Art Director e Tommaso Carozzi, per Kite Edizioni.
 
Non sono capace di dire se mi atterriscono di più dei cetacei che fluttuano nel cielo, o quegli uomini armati di arpioni che li abbattono. Mentre scrivo questa frase, temo di aver deciso. 
 
 
Nei cieli di Melville compare una formazione di balene volanti, apparentemente innocue, che navigano indisturbate tra un grattacielo e l’altro. Come reagisce la gente? Sguardo in su, bocche spalancate, cellulari e macchine fotografiche prontamente in azione. 
Ma non c’è poi molto tempo per farsi delle domande, e per cercare ipotesi e risposte: l’esercito è già pronto a intervenire. Un plotone nel quale ci sembra di riconoscere  qualche citazione a personaggi noti, come anche in altri richiami letterari, artistici e cinematografici dislocati nella narrazione.
 
Davide Calì è autore del – tacito – testo scritto, che Tommaso Carozzi ha saputo rendere magistralmente, tratteggiandolo in luci e ombre di grafite, con tagli prospettici insoliti e di stampo filmico. Sembra di essere lì.
 
Sfoglio le pagine di questo silent book e provo una sensazione di dolore da qualche parte, forse un grido che resta ingoiato nel profondo della gola: “Perdonateci”.
Perdonateci, balene disegnate in un albo illustrato, perdonateci balene vere, e non solo voi.
Certo, noi umani dobbiamo proteggerci dagli imprevisti che non sappiamo gestire. Solo che troppo spesso questo avviene a discapito degli altri. Di chiunque altro.
 
Non è la prima volta che Davide Calì schiaffeggia il torpore dentro al quale ce ne stiamo fermi e zitti (era già successo, ad esempio, con L’isola delle ombre, edito Orecchio acerbo), facendo spallucce davanti alla prepotenza dell’uomo sulla natura.
Davanti a questo libro silenzioso resto silenziosa anche io, e sono grata di sentirmi così: significa che certa letteratura sa toccare corde profonde.
La letteratura – quella per bambini, quella di tutti! – non deve essere innocua. Dovrebbe essere un gesto gentile, e la gentilezza, a volte, è tale quando indossa una veste ruvida.
E’ necessario scuotere la mente e le ossa di chi legge. Che si tratti di bambini, ragazzi o adulti, un libro può e deve risvegliare chi dorme.
Chi dorme non piglia pesci, si dice. Oggi è proprio il caso di dire che chi dorme li ammazza, perché non sa ciò che fa realmente.
 
Il finale di questo libro ci lascia con un punto di domanda aperto in mezzo alla fronte: chi arriverà, dopo le balene? E noi cosa faremo? Avremo imparato qualcosa? La natura si può fermare? E noi, ci fermeremo?