Sbagliando s'impara, sbagliando s'inventa, sbagliando si vive.

 
Sbagliare è sbagliato? L’errore è un evento da evitare? E’ causa di vergogna, delusione, stupidità?
Di tutte le qualità che possiamo attribuire all’errore, l’unica davvero insindacabile è che è INEVITABILE. Un po’ come gran parte delle esperienze che, ci piacciano o meno, prima o poi incontreremo sul nostro cammino.
Che ci piacciano o meno, appunto. E dove sta il discrimine? Non è necessariamente vero che sbagliare ci deve allettare – è possibile che, potendo scegliere, ne faremmo volentieri a meno. Ma il fatto è che non possiamo scegliere di non sbagliare mai: abbiamo esclusivamente il potere di decidere in che prospettiva metterci rispetto all’inevitabile.
 
 
Quante volte ho visto i miei figli disegnare con totale dedizione ed entusiasmo per un tempo apparentemente infinito salvo poi, d’un tratto, scaraventare i pastelli in aria e stracciare il foglio con rabbia urlando: ” Ecco, ho sbagliato tutto! Fa schifo!”. Quel “tutto” percepito, in realtà, potrebbe essere anche solo un puntino fuori posto,  una macchia accidentale, che plausibilmente appare come una sventura irreparabile.
 
 
Quanto equilibrio, consapevolezza, e fiducia in sé bisogna aver sviluppato, per ammettere che un errore non è necessariamente una fine, quanto piuttosto un inizio? Quanta apertura mentale è necessaria per riconoscere che le vie della creatività sono infinite, e che ogni macchia accidentale potrebbe essere semplicemente l’avvio di una strada ancora inesplorata verso i confini invisibili (poiché inesistenti) della fantasia?
 
 
L’equazione giudicante ERRORE=PROBLEMA dovrebbe diventare ERRORE=ESPERIENZA, meravigliosa parola priva di peso, pulita, libera – che poi ogni esperienza sia intrinsecamente un’opportunità, questo va da sé.  E non vedo alcuna differenza che si tratti di una chiazza accidentale su un foglio, o di un evento che non è andato come avevamo pianificato.
 
 
Il libro degli errori, scritto e illustrato da Corinna Luyken, edito da Fatatrac presenta un testo dinamico e ironico nella sua essenzialità, dunque impeccabile. 
Devo ammettere che sto facendo una fatica inenarrabile a selezionare le tavole illustrate: sono una più bella dell’altra e vorrei solo riuscire a rendere giustizia! Ma in questo contesto io non ho altro potere che trasmettervi tutto il mio innamoramento da libraia (e mamma), e voi non avete altra scelta che fidarvi.
Diciamo che in questo caso, se non vi fiondaste immediatamente in libreria a sfogliarlo, allora sì che sarebbe un diavolo d’errore. 
Questa volta davvero irreparabile.