Dieci albi illustrati per (far) raccontare i papà.
Vi ricordate i tempi in cui le mamme facevano le casalinghe e i papà tornavano a casa la sera, senza che venisse richiesto ulteriore contributo? Cos’è successo, nel frattempo? Beh, una serie innumerevole di cambiamenti sociali rapidi come treni, ai quali ci stiamo adattando psicologicamente di conseguenza, con molta più calma.
I papà di questo decennio sanno cambiare pannolini con una mano sola, sono coinvolti attivamente nelle scelte educative dei bambini e così facendo affiancano al ruolo “tradizionale” anche una componente tutto sommato nuova, da sperimentare. Non necessariamente tutti fanno i salti di gioia, dipende da molti equilibri personali e relazionali, ma quello che riconosco confrontandomi con molte famiglie è che c’è un momento nel quale si sentono a loro agio, nel quale possono esprimere se stessi con divertimento, entrando in una relazione felice con i loro bambini: l’attimo della lettura condivisa.
Un albo illustrato che abbia per protagonisti proprio loro, i nostri meravigliosi papà, è un segno di riconoscimento da e verso tutte le direzioni: possono essere le mamme, o i bimbi stessi, a regalarglielo come gesto d’amore; possono essere i papà a leggerlo con i loro piccoli, per specchiarcisi dentro, e raccontarsi nella relazione; possono essere le mamme a raccontarlo ai figli, quando il papà in quel momento non c’è, per mantenere accesa la scintilla dell’amore che, insieme, condividono per quell’unico, singolo, insostituibile uomo.
Metto questo come primo albo della lista per una questione prettamente affettiva. E’ il libro che regalai al papà dei miei figli quando scoprii di essere incinta. La dedica dice: “A te, che già sei il papà migliore del mondo“. E sebbene nel mentre le cose siano cambiate al punto da portarci alla separazione, ciò che scrissi allora in quella dedica è ancora vero, e lo sarà per sempre.
P di papà, edito da Topipittori, è più di una semplice filastrocca. Ogni rima, di ogni immagine, è in realtà una metafora visiva dei vari ruoli che un papà riveste nelle diverse situazioni: diventa ombrello e aeroplano, poi maggiordomo o guardiano, diventa gru, ma anche trattore, a volte poltrona, a volte motore. Il papà viene qui disegnato come quello che è: pilastro portante nella relazione con il bambino, e fonte di amore come nessun altro potrebbe mai essere.
A seguire proporrò tre albi ideati da Emile Jadoul, perché è uno di quegli autori che non sbaglia. Mai.
Anche in questo caso vengono illustrate le diverse funzioni che rappresentano l’identità di un padre (anche quando non sa giocare a calcio, né nuotare, né usare un martello!): il papà-capanna, che sa proteggere dalla pioggia e dal vento: il papà-cavallo, verso nuove avventure; il papà-isola, come luogo di riposo e contatto…
Insomma, non importa cosa, dove, come e quando: con un pizzico di fiducia (sostenuta anche dall’incoraggiamento da parte della compagna/moglie!), lui sarà per certo il re di tutti i papà!
Cosa fanno le mani di papà? Danno il benvenuto, coccolano, giocano, sostengono, insegnano. Ma a un certo punto, cosa fondamentale nel ruolo del genitore che dà radici per insegnare a volare, le mani di papà lasciano andare. Un inno all’amore paterno, al suo ruolo di custode della forza e dell’azione, ma anche un inno alla fiducia verso il bambino e alla sua capacità di sapersi muovere autonomamente nel mondo.
Questo è per tutti quei papà-treni che sono sempre di fretta, e che consegnano bacini rapidi come locomotive senza fermarsi un attimo. E ancora una volta, come succede in quelle storie che concedono finalmente una rivincita ai bambini, ecco che, a causa di un bisogno urgente di baci, il piccolo protagonista di questo racconto saprà come fermare il treno-papà, per caricare i vagoni di coccole e amore.
Quanti soni gli albi illustrati che raccontano la gravidanza dal punto di vista del papà? Ve lo dico io: uno. Questo.
Va bene che tecnicamente la loro parte durante la gestazione è meno visibile rispetto a quella materna, ma loro cosa vivono? Come raccontare ai bambini la loro trepidazione (HO VOGLIA DI URLARE ALL’UNIVERSO INTERO: SAPETE UNA COSA? SARO’ PAPA’!), l’attesa (ALLORA, QUAND’E’ CHE VIENI A GIOCARE CON ME?), i dubbi e le preoccupazioni (TU FAI UN TUTT’UNO CON LEI. COSI’, A VOLTE, MI SENTO UN PO’ SOLO), e l’amore che nutre per il piccolo, e anche per la donna che lo porta in grembo (COME SONO INNAMORATO DELLA TUA MAMMA!)?
Insomma, come sempre la casa editrice Settenove ci dona l’occasione di considerare un punto di vista spesso inesplorato, per dar voce a chi vuole parlare, e orecchie a chi sa ascoltare.
Qui viviamo una gara d’affetto tra leprottino e papà lepre. “Io ti voglio bene da qui fin laggiù!”, dice il primo. “Eh, ma io da qui… a laggù laggiù!”: sembra essere sempre molto più grande l’amore del papà, cosa che al piccolo non piace affatto, vuole riuscire a far sentire al genitore che il suo amore è il più forte, grande, enorme di tutti. Ma chi vincerà la gara, alla fine?
Questo albo è un capolavoro di acutezza e sensibilità. Una delle cose di cui i bambini (in realtà gli esseri umani in generale) hanno più bisogno è la VISIBILITA’ PSICOLOGICA. Ovvero la sensazione, che poi diventa certezza interiorizzata, di essere visti, riconosciuti, valorizzati nella propria esistenza e identità. E’ questo che chiede qui la piccola protagonista incalzando il papà, con domande mirate, a indagare il proprio mondo interiore. Un dialogo che tra le pieghe dice: chiedimi cosa mi piace, ma chiedilo a modo mio. Ascolta le risposte che ti do, e non tradurre le mie parole con le tue, so quel che dico! Abbi tempo e voglia da dedicarmi per capire chi sono, io bambina venuta al mondo grazie a te, e unica rispetto a chiunque altro.
Questo è l’albo illustrato che noi genitori vorremmo regalare ai nostri stessi papà, ormai diventati nonni, per ringraziarli. Vi si legge tutto l’amore di una relazione che, come ogni cosa nel mondo dell’umano, è rappresentata da un ciclo: si nasce, si gioca, si cresce, a tratti ci si capisce ma spesso anche no (come ad esempio in adolescenza), ci si accompagna nelle fasi della vita che designano una fine e dunque nuovi inizi (come quando una figlia se ne va di casa, o si sposa), si intraprendono nuovi ruoli e nuove avventure (come quando da figli si diventa genitori e da genitori si diventa nonni). Insomma, questo albo è il dono perfetto per chi, a noi, ha donato la vita.
Avete presente la filastrocca: “C’era una volta un re, seduto sul sofà…” che non ha mai fine, a meno che chi la sta recitando non svenga? Ecco, questo intelligentissimo albo di Laurence Gillot, Pilippe Thomine e Marc Boutavant edito da Gallucci riproduce un effetto simile. E’, come dice il titolo, una storia che non finisce mai perché coinvolge il lettore in un racconto nel racconto, creando una routine ipnotica che da una parte cattura l’attenzione, dall’altra rassicura e tranquillizza. Quale condizione migliore per portare il bambino con serenità verso il mondo dei sogni?
Il libro perfetto per i papà che vedono nella lettura condivisa una routine preziosa verso il mondo dei sogni.
(ho estrapolato questo titolo da un mio precedente articolo sui libri per la buonanotte, che potete trovare qui)
Un albo dalle grandi dimensioni nel quale il lettore è coinvolto attivamente nell’avventuroso inseguimento del piccolo orsetto protagonista da parte del suo papà: dovrà davvero cercarlo nascosto in mezzo alla ricchezza di particolari delle pagine, rendendolo così complice di sapere qualcosa che papà orso, da dentro la pagina, non può vedere. Un’ottima occasione per giocare, divertirsi e, ovviamente, per cantare insieme una canzone da orsi.