Che questo libro abbia qualcosa di speciale da dirci lo capiamo fin dalla scelta del formato: stretto stretto, lungo lungo. Copertina gialla-allarme e un titolo che non lascia scampo: è ora di aprirlo!
Clotilde Perrin ci coinvolge in una folle corsa tra le pagine di questo albo, dove le illustrazioni seguono passo passo un testo apnoico e onomatopeico: a leggerlo pare davvero di correre dietro al protagonista, manca quasi il fiato.
Ma dove starà mai andando così in fretta e furia, a piedi, sul bus, con un motoscafo, un aereo supersonico che ahimè, nonostante tutta la fatica, riuscirà a perdere? E adesso?
Adesso, nel tragitto di rientro verso casa, non resta ormai che rallentare e finalmente respirare, osservare, riconoscere quei piccoli, preziosissimi particolari sfuggiti allo sguardo pocanzi: una coccinella, un lombrico, il silenzio infinito in mezzo agli alberi, la polvere che fluttua leggera nell’aria…Ed è subito meraviglia.
La comunicazione che Clotilde Perrin ha sapientemente istaurato tra immagini e testo ci porta davvero a riconoscere, dapprima, quanto a tratti siano faticose le giornate di grandi e piccini, costantemente trascinati e furiosamente sospinti tra un’attività e l’altra. E infine, come un regalo, non possiamo fare a meno di risvegliarci, e percepire una forma di gioiosa gratitudine per quel tempo lento, “perso” soltanto a osservare.
Lo voglio anche io.
Il tempo perso. E il libro, ovviamente.