10 titoli per educare alla scoperta degli alimenti e crescere (anche) in cucina

Naturalisti in cucina
F. Buglioni e A. Resmini

«La generazione degli spiluccatori – i nibblers – è un prodotto epocale, il frutto di una crisi di valori familiari e alimentari che vede rarefarsi il tradizionale pasto conviviale domestico nello stesso tempo in cui viene quasi meno la cucina della mamma»¹.

Nonostante gli sforzi per combattere un modello culturale omologato ai valori vincenti della semplificazione, della automazione, della falsa diversificazione, che invitava fino a poco tempo fa alla pigrizia e all’iperconsumo, alcuni bambini dimostrano ancora scarsa curiosità verso il cibo. Sono bambini spesso insofferenti alla ritualità dei pasti strutturati, che mostrano presto eccessive predilezioni e forti antipatie verso alcuni alimenti, conservatori nei confronti di esperienze alimentari nuove a meno che non siano suggerite da qualche messaggio subliminale². 

Se un tempo la cucina era un fervente laboratorio dove si esercitava un’arte magica per cui le poche risorse disponibili diventavano formulazioni elaborate e il piccolo lì cresceva anche fisicamente, vedeva gli alimenti, scopriva gli aromi, partecipava seppur marginalmente a un gioco complicato e imparava regole nuove, oggi è sovente un ambiente angusto, considerato pericoloso e poco igienico per il bambino che più non vede e più non partecipa, dunque non capisce.

In una società che non teme la fame il meccanismo di formazione del gusto inverte la rotta: non il cibo che riempie e fa passare l’appetito, ma quello che stuzzica e invita a mangiare di più. Un automatismo simile può allora diffondersi anche tra i bambini quando non bramano più le cucine della nonna o i piatti della mamma, ma dipendono invece dalle fabbriche dell’appetito industriali, insuperabili nel soddisfare la golosità infantile, incontinente, che preferisce la leccornia subito se diseducata.

Sappiamo che esistono stretti legami tra cibo e comportamento, tra squilibri dietetici e patologie psichiche, poiché «non esistono bambini che hanno problemi con il cibo; esistono bambini che esprimono i loro problemi attraverso il cibo»³.

Ma che bontà!
E. Mazzoli e M. Borin

I sentimenti e i legami simbolici che scaturiscono dalle esperienze di piacere e dispiacere, di soddisfazione e insoddisfazione, strettamente connessi al cibo e che si evidenziano soprattutto nelle situazioni cliniche, si devono infatti innanzitutto collegare alla semplice equivalenza simbolica di cibo e amore⁴.

I libri aiutano a crescere, formano una mente aperta in tutte le direzioni del possibile per il loro modo di affrontare la realtà con occhio spregiudicato, di inventare punti di vista per osservarla, di vedere l’invisibile, perché allora non usarli (anche) per accudire queste nuove solitudini?

I testi che vi propongo tracciano una panoramica sulle origini e sulle caratteristiche di alcuni alimenti essenziali oppure illustrano i principi di base per una sana e corretta alimentazione, delle buone maniere da tenere a tavola, o, ancora, presentano veri e propri ricettari. Sono proposte pensate per educare alla scoperta degli alimenti e allo stesso tempo rivelano il rinnovato e attuale tentativo di imparare facendo, di recuperare consuetudini casalinghe, di ripristinare una manualità forse andata perduta. Di stare insieme, insomma, grandi e piccoli. 

In questo magico paese di tutti gli appetiti possibili «il bimbo non resti solo ma abbia vicino un adulto che, prendendo a pretesto immagini, suoni e colori, gli sveli la straordinaria avventura del latte che diventa formaggio, gli ingredienti di quel dolce speciale, e i mille “C’era una volta” che la sua memoria alimentare sa raccontare»⁵.

Yum! Il cibo in tutti i sensi
G. Ascari e P. Valentinis

Inutile è forse aderire a un’idea favolosa della fantasia infantile e sforzarsi di essere sovranamente decorativi: «tartine come maialini, uova come funghetti, coppe di mousse trasformate in musi di gatto, biscottini in forma di astronave […]; l’ornamentazione della gastronomia per bambini si modella [così], dal punto di vista psicologico, sull’archetipo della casetta di marzapane di Hänsel e Gretel». L’aspetto, è vero, influisce molto sul gradimento di un cibo, ma, alla prova dei fatti, i bambini sono affezionati a pochi e ben collaudati alimenti, fanno uso di semplicissimi criteri di riconoscibilità alimentare e, generalmente, diffidano delle novità.

Prima ancora di imbellettare e consigliare loro un alimento è importante, quindi, assaggiarlo insieme, stuzzicare semmai la curiosità che è «il toccasana per superare la naturale neofobia causata da tutto ciò che non si conosce, ed è lo strumento per incrementare l’esperienza sensoriale»⁷. Coinvolgere cioè occhi, naso, bocca, mani e gestualità, perché l’educazione sensoriale, prima ancora che l’informazione nutrizionale, permette di instaurare un rapporto veramente tangibile con la realtà, veicolato dalla manipolazione, dalla preparazione di semplici impasti, dall’accostamento di prodotti, trasformazioni che, se sperimentate con piacere, portano alla conoscenza e alla cura.

10 titoli per educare alla scoperta degli alimenti e crescere (anche) in cucina

1. G. Ascari, P. Valentinis, Yum! Il cibo in tutti i sensi, Franco Cosimo Panini
Da leggere perché:
Un libro di grande formato per contenere tante, tantissime, curiosità sul cibo, stimolate dai cinque sensi; ma anche citazioni e omaggi alla storia dell’arte (è proprio l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo ritratto da Arcimboldo quello rivisitato in copertina), al fumetto e alla grafica da scovare per chi se ne intende e da scoprire per chi non ne sa niente. Un albo di divulgazione che stuzzica l’appetito, ma anche la conoscenza.


2. F. Buglioni, E. Bussolati, Chi l’ha mangiato?, Editoriale Scienza
Da leggere perché:
Alette da sollevare per giocare a nascondino e scoprire chi rosicchia l’insalata nell’orto, chi pesca i pesciolini, chi fa scorta di mele sull’albero. I cibi compaiono e spariscono finché chi mangia non è colto sul fatto dallo sguardo attento del piccolo lettore che impara, tra le righe, un’importante lezione di ecologia.


3. C. Albaut, R. Yannick, 40 ricette senza fornelli, Motta Junior
Da leggere perché:
Minestre, tartine, stuzzichini, insalate, bibite da preparare senza cottura, per muovere i primi passi in cucina in autonomia e invitare amici e parenti ad assaggiare. Accostamenti anche un po’ insoliti per provare gusti nuovi e una doppia pagina di nomenclatura per riconoscere gli utensili del mestiere.


4. F. Buglioni, A. Resmini, Naturalisti in cucina, Topipittori
Da leggere perché:
Vademecum per piccoli scienziati e buone forchette, recita il sottotitolo. La cucina di casa diventa un laboratorio per sbizzarrirsi con semi, verdure, bucce, polpe, farne esperimenti e studiarne l’anatomia. Gli alimenti qui non sono gli ingredienti di una ricetta, ma i segreti del mondo botanico da osservare e collezionare.


5. J. Yolen, M. Teague, Cosa fanno i dinosauri quando è ora di mangiare?, Il castoro
Da leggere perché:
Una giuria di oltre quattromila bambini ha trovato in questo titolo il giusto punto di incontro tra divertimento e apprendimento, tra realtà e fantasia, tra semplicità e ricchezza di stimoli. L’irruzione dei giganteschi rettili nella vita ordinaria di una tranquilla famiglia come tante è l’espediente azzeccatissimo per imparare le buone maniere a tavola. Quelle che sembrerebbero creature selvagge e un po’ goffe, si rivelano, invece, perfette conoscitrici di regole e convenevoli. Tra squisite atmosfere anni Cinquanta, imitare i dinosauri verrà spontaneo perché l’esempio insegna più di tanti rimproveri. 
Premio Nati per Leggere, sezione Crescere con i libri, nel 2015.


6. E. Bussolati, Ravanello cosa fai?, Editoriale Scienza
Da leggere perché:
Seminare, curare i germogli e aspettare la nascita di una piantina significa rispettare i tempi della natura e praticare l’arte dell’attesa. Quanti giorni devono passare prima che un ravanello possa essere colto? Consigli pratici, storie per accompagnare la natura nel suo corso, qualche ricetta per gustare il frutto raccolto e pagine a righe da compilare.


7. E. Mazzoli, M. Borin, Ma che bontà!, Il leone verde Piccoli
Da leggere perché:
Un cofanetto di carte dagli angoli arrotondati che si apre come una dispensa dalle ante di legno per invogliare i più piccoli ad assaggiare frutta, verdura e legumi. Sul fronte illustrazioni dettagliate come quelle di un erbario con l’aggiunta di elementi giocosi e riconoscibili (il bavaglino, le posate, il bicchiere), sul retro storie, filastrocche, indovinelli e curiosità per imparare a conoscere gli alimenti, anche quelli più esotici, e a nominarne correttamente le parti.


8. G. Muller, La vita segreta dell’orto, Babalibri
Da leggere perché:
È il racconto di un’estate in campagna dai nonni che per la finezza delle illustrazioni e la precisione dei termini inseriti nei dialoghi diventa un piccolo manuale di botanica per i bimbi di città. Uno scrigno prezioso di informazioni per imparare a classificare le piante e gli ortaggi (che vediamo sia sopra sia sotto terra), a riconoscere gli insetti, a usare gli attrezzi, a coltivare pazienza e rispetto, attenzione e cura per il mondo che ci circonda.


9. G. Quarenghi, E. Marston, Crepapanza, Topipittori
Da leggere perché:
Racconta la voracità insaziabile, la bramosia continua (metaforicamente) di cibo e bevande di ogni genere, una specie di coazione a ripetere, ossessiva, che costringe a ingurgitare anche sostanze non propriamente commestibili, senza sentirsi mai pienamente soddisfatti.
Il gigante Crepapanza passa indistintamente dal dolce al salato, dalle merendine confezionate alla pasticceria fresca, fa di tutto un boccone, non masticando e quindi non gustando nulla. Ignaro di cosa siano misura e senso del limite, divora ogni cosa e cresce di pagina in pagina, fino a uscire dalle tavole disegnate e la sua ingordigia si fa «delirio di onnipotenza» quando «furioso, reagisce di pancia, ingoiando laghi, fiumi, mari, nuvole, cielo, spazio […] e assume le sembianze di un mostro nero e bianco che urla e sparisce nel nulla di se stesso»⁸.


10. M. Sagona, No. Anna e il cibo, Orecchio Acerbo
Da leggere perché:
È la storia di una bambina che non vuole mangiare e di una mamma che le cucinerebbe la luna alla crema. Tavola dopo tavola, tra due estremi, attraverso un percorso di immagini coloratissime, arriva il capovolgimento finale: un “sì” a caratteri cubitali, e si assiste alla capitolazione definitiva di un “no” che pareva irrevocabile.
Con discrezione materna, in un racconto autobiografico, l’autrice racconta l’accanimento di una figlia e l’altrettanto instancabile creatività di una madre che non si arrende, pronta a cucinare, se serve, un cielo al cioccolato o un fiore lievitato. Qui il rifiuto ostinato nasconde timori più profondi, le difficoltà di diventare grandi, perché se il cibo è un linguaggio può comunicare anche un disagio. Allora serve qualcuno che tenda la mano e, come la mamma di Anna, guidi chi chiede aiuto a scovare la ricetta della crescita.


Per leggere (Non) si gioca con il cibo! 10 titoli tra poesie, filastrocche e ballate da leggere, giocare e mangiare


¹ G. Triani, Hamburger & chips. La pedagogia del fast food, in V. Ongini (a cura di), Una fame da leggere. Il cibo nella letteratura per l’infanzia, Firenze, Unicoop, 1994, p. 90.
² M. Riva, Confrontare, imparare, sperimentare, in M. Baruzzi, M. Montanari., G. Rossi (a cura di), I libri del pentolino magico. Cibi, alimentazione, ricette e storie nei libri per ragazzi, Imola, Grafiche Galeati, 1996, p. 25.
³ F. Buglioni, Belli e composti: i bambini a tavola nella letteratura per l’infanzia.
⁴ G. Celano, I simboli della restrizione e dell’abbondanza nell’alimentazione, in AA.VV., Il cibo raccontato. Nel mondo dell’alimentazione tra fantasia e realtà, s.l., Coop Liguria, 1993, p. 87.
⁵ A. Albertini, V. Covini, Buono da vedere e buono da mangiare, in AA.VV., Il cibo raccontato, op. cit., p. 82.
⁶ M. Riva, op. cit., p. 21.
⁷ M. Pace, Un’educazione che parte dal naso, in «Andersen», n. 304, a. XXXII, luglio-agosto 2013, p. 13.
⁸ G. Mirandola, Fame nera fine nera, in G. Mirandola, M. Terrusi (a cura di), «Catalogone», n. 2, 2008, Milano, Topipittori, pp. 38-39.