Ma sono libri per bambini! Cinque albi illustrati da regalare agli adulti.
Regalare libri per bambini a un adulto, ma che idea è mai questa!
A questo punto, per me, il mondo si divide in due: quelli che ancora non sanno di cosa sto parlando, e quelli per cui non c’è nulla di più logico che questo. Mi rivolgo a cuore aperto a entrambe le fazioni: nel primo caso sono certa di spalancare un nuovo mondo (dopodiché irrinunciabile), nel secondo caso… troverete pane per i vostri denti.
Partiamo dal concetto di cos’è un albo illustrato.
E’ una categoria di libro con le sue caratteristiche peculiari in termini di formato, linguaggio e funzione. Ci concentriamo per un attimo sul linguaggio e la funzione, poiché sono cruciali per il nostro interesse attuale: gli albi illustrati sono libri che hanno un testo (anche se non sempre) e dei disegni che lo accompagnano (questo è vero nel 99% dei casi, Bruno Munari potrebbe smentire). Il fatto è che le illustrazioni non sono puramente decorative come ricordano le generazioni passate, ma a questo punto entrano a far parte della storia affiancando, arricchendo e persino contraddicendo la storia stessa.
In questo modo il lettore, bambino o adulto che sia, si ritrova irretito in una comunicazione a più livelli, creando effetti via via sempre più stupefacenti. Gli albi illustrati sono, in buon sostanza, capolavori messi a punto da veri e propri artisti – della parola e/o dell’immagine -, a uso e consumo del genere umano in toto.
Oltre a questo, il linguaggio che presentano è esso stesso diverso da qualsiasi altra forma di testo che possiamo incontrare: è immediato e lampante – perché è per bambini- , ed è al contempo profondo, metaforico, a tratti lacerante, cosicché l’adulto che lo legge viene catapultato in una zona del suo inconscio che aveva dimenticato di spolverare da un po’. Ho visto così tante persone commuoversi davanti a un albo illustrato che non so più contarle. Gente che non sospettava, ed è rimasta folgorata: vedo i loro sguardi sempre tra lo spaesato e il grato, con la faccia tipica di chi ti accusa che non lo avevi avvisato prima.
Detto questo, qualsiasi albo illustrato ben fatto è perfetto tanto per il bambino quanto per l’adulto, ma ne ho scelti cinque che rendono immediatamente quello che sto spiegando a parole. Leggeteli ai vostri bambini senza farvi tante domande, e poi correte a guardarvi allo specchio: non sarete più gli stessi di prima.
Un giorno ho avuto un’occasione. E’ apparsa all’improvviso. Si comportava come se mi conoscesse, come se volesse qualcosa. Non sapevo perché ci fosse. “Cosa si fa con un’occasione?” mi domandai.
Quante volte nella vita ci sono stati momenti in cui, se solo fossimo stati capaci di farlo, avremmo potuto allungare una mano e prendere quel qualcosa che volevamo tanto? Cosa ce lo ha impedito? La paura di non essere pronti in quel momento – se non ora, quando- ? La credenza di non essere abbastanza coraggiosi – quando è il momento di esserlo? Occorre esserlo sempre, o solo al momento giusto?- ? Il timore di essere giudicati, o di non farcela?
In questo albo illustrato il piccolo protagonista è alle prese con una farfallina dorata che lui ignora, benché desiderando ardentemente di poterla afferrare. Al lettore viene quasi da fare il tifo -“Dai che ce la fai! Fregatene! Credici!”- sperché sa che quel bambino potrebbe essere lui: afferrare un occasione è certamente difficile, ma quanto lo è di più rinunciarvi per sempre?
“Un giorno d’estate è passata da lì, proprio vicino ai piedi di Sebastiano. Una bambina ha cercato di afferrarla, come si farebbe con una mosca”.
Di cosa starà mai parlando Beatrice Alemagna, in queste righe? Qual è quella cosa così piccola da essere invisibile, e così gigantesca da cambiare le sorti della nostra vita?
In questo albo sono molte le metafore che descrivono la felicità, quanto è facile non riconoscerla, aspettarla invano, chiuderla in una scatola, o rinunciarvi costruendo muri intorno al cuore. E una domanda sorge spontanea: cosa sarà mai, poi, questa benedetta felicità? E’ qualcosa di fugace che a volte c’è e altre no, o può essere uno stile di vita, una scelta?
… e pensare che posso chiedermi tutto questo comodamente adagiato sul mio divano, sfogliando un semplicissimo libercolo per bambini…
C’era una volta un cappello. Non era un cappello qualunque. Era un cappello magico, il cappello di un mago.
Olmo è un mago spettacolare, perché riesce a non deludere mai le aspettative del suo pubblico. O almeno, così avviene finché dal cappello non inizia a uscire di tutto, meno ciò che la gente vuole. E poco importa se la magia c’è, e funziona benissimo (Olmo tira fuori dal cappello scarpe, pinguini, parole, canzoni, cose serie, cose sole, cose grandi e cose nuove): il pubblico vuole che i maghi tirino fuori conigli dai loro cappelli e al pubblico bisogna dare quello che il pubblico vuole. Avviene così che Olmo si ritrova disoccupato e triste in mezzo a una strada, convinto quasi sicuramente di essere un fallito senza speranza.
Ma il fatto è che la speranza spesso è ciò che decidiamo di fare per cambiare le cose, è saper guardare nel posto giusto, è credere nella propria magia anche quando gli altri non sanno vederla. Infatti alcuni bambini vedono Olmo seduto sul marciapiede e ricoscono in lui un mago -un mago vero!-. Gli chiedono di mettere mano al cappello. Lui, triste e un po’ titubante obbedisce e… una fetta di torta. Una barchetta. Un gelato al pistacchio. Gli occhi dei bambini brillano di curiosità.
Olmo sorride e continua a tirare fuori di tutto da quel cappello, divertendo e divertendosi come non mai! Alla fine dello show nesssuno si accorge di qualcosa lì nell’angolo: il coniglio è finalmente ricomparso… ma d’altronde, a chi interessa più?
E’ da una vita che Olga la negoziante lavora al chiosco. Forse sta un po’ stretta lì dentro.
In questo albo illustrato viene raccontata la realtà di chi si sente incastrato in un luogo che non sente suo – sia esso un lavoro, una relazione, un’identità – e non sa di poterlo cambiare.
A Olga tutto sommato piace il suo chiosco, è sempre affabile e gentile con tutti, sebbene sia diventata troppo grossa per uscirne e le tocchi immaginare il mondo circostante osservandolo tra le pagine delle sue riviste. Un incidente di percorso causa l’irreparabile, e il chiosco di Olga si ritrova sradicato da terra: e adesso? Forse, a ben guardare, questa non è esattamente una catastrofe, anzi: è l’inizio di nuove opportunità, nuove scelte e una nuova vita che porteranno Olga (e il suo chiosco) verso la vera felicità.
Io non sono sempre stato io. Prima di essere me, non ero dentro me. Ero altrove. Altrove è tutto tranne me. Solo poi, sono diventato veramente io.
Questo è l’albo illustrato più difficile che io abbia mai letto. Anzi, l’ho letto e l’ho rimesso a scaffale, con la faccia contrariata di chi non ha capito. Mah.
Poi però è successo che questo libro mi si è incastrato in una frappa del cervello e non sono stata in pace finché non l’ho acquistato. Perché?
Perché descrive me, nella conflittuale e meravigliosa relazione col mio inconscio. Descrive tutti noi, mentre contrattiamo col nostro peggior nemico e contemporaneamente più fido alleato, per trovare uno spazio di libertà in cui esprimere chi siamo. E’ la rappresentazione nuda e cruda nelle dinamiche interiori più laceranti, rappresentate sotto le vesti di un temibile orco sarcastico e sanguinario, cui a volte ci sottomettiamo per paura che ci divori, uccidendoci.
Chi si sia mai trovato faccia a faccia coi propri demoni sa di cosa sto parlando.
E’ proprio in un libro come questo (per bambini!) che vediamo, ascoltiamo e sentiamo come dev’essere la nostra rivincita su di lui, allorché avremo il coraggio di tirare fuori quello che celiamo dentro. Parole, colori, suoni, e chissà che altro, che aspetta di uscire allo scoperto.
Chi è che decide, dentro di noi?